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sabato 15 luglio 1989

SEZ. CATANIA PREMIA MARIA COCUZZA E RICORDA MICHELANGELO CANNAVO'


da "Il Veterano Sportivo" Luglio 1989

Maria Cocuzza, leggiadria e tenacia 
Atleta dell'Anno per i soci catanesi

Consegnata anche una targa alla madre di un giovane arbitro, Michelangelo Cannavò, perito in un incidente d'auto di ritorno dall'aver arbitrato una partita di calcio.

La sezione di Catania
offre ai familiari dell'arbitro
Michelangelo Cannavò
 una Coppa.
Come è noto l'arbitro
 perì in un incidente automobilistico
 di ritorno da una partita.
A Belpasso, auspice, fra tanti altri, anche il veterano sportivo catanese, nonché segretario sezionale dell'USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) Nino Gringeri, si è svolta una magnifica festa, organizzata dai giornalisti siciliani  durante la quale moltissimi sono stati i riconoscimenti ad atleti siciliani di ieri e di oggi. Qualcuno è giunto persino da lontano; ed alla premiazione tanti nomi illustri di dirigenti  fra i quali il sindaco Salvatore Leonar­di, fiancheggiato dal vice-sindaco e da alcuni assessori.
Poi Luigi Tripisciano, presidente dei giornalisti sportivi siciliani, ha illustrato il significato e gli obiettivi del Premio.
Alla festa erano stati invitati anche i dirigenti della sezione catanese della nostra Unione. Il gen. Antonio Scuto, presidente della sezione, ha voluto consegnare la Coppa Campione dell'Anno 1988 alla giovanissima ginnasta catanese Maria Cocuzza, che ha disputato le Olimpiadi a Seul, mentre una targa è stata consegnata alla madre dell'arbitro di calcio Michelangelo Cannavò, perito tragicamente in un incidente d'auto di ritorno dall'aver arbitrato una partita.
Quindi non è stata soltanto una festa dei giornalisti sportivi ma anche dei veterani sportivi. Grazie a Gringeri e grazie a Scuto. Dell'Atleta dell'Anno tracciamo un breve profilo. C'è da augurarsi che in futuro occupi ancor più le cronache dei giornali sportivi (e non) d'Italia e del mondo.

Chi è Maria Cocuzza


Maria Cocuzza, Atleta dell'Anno
per la nostra sezione di Catania
La mancanza di strutture sportive adeguate ha da sempre penalizzato la ginnastica catanese, che soffre della penuria di impianti capaci di ospitare numerose ginnaste da avviare alla pratica agonistica. Nonostante questi problemi, la ginnastica etnea è riuscita ad ottenere il massimo obiettivo, con la partecipazione alle Olimpiadi di Seul.
Questa grande impresa è riuscita a Maria Cocuzza, tenace ginnasta dell'Astro Stadium, che ha sacrificato gli anni più belli della giovinezza per dedicarsi anima e corpo a questa affascinante specialità della ginnastica.
Nell'artistica, Maria Cocuzza che il prossimo 23 luglio ha compiuto sedici anni, ha ottenuto tutti i traguardi possibili per una ginnasta. Nel 1986 il primo tassello dell'eccezionale mosaico della ginnasta catanese: esordio in azzurro a Genova nell'incontro Italia-Svizzera e subito una vittoria.
Da quel momento Maria entra in pianta stabile nel giro azzurro, continuando i suoi stage a Rimini e Roma; e sulle rive dell'Adriatico si trasferisce per lunghi periodi. Una situazione non certo delle migliori, per la ginnasta catanese che lascia le compagnie giovanili, la scuola e soprattutto la famiglia per dedicarsi a tempo pieno a questa specialità. I sacrifici sono stati però ampiamente ripagati: Maria Cocuzza nel 1987 ottiene la definitiva consacrazione, partecipando agli europei di Rotterdam e ai Giochi del Mediterraneo. Lo scorso anno la meritata convocazione in azzurro per rappresentare l'Italia a Seul, prima atleta siciliana a partecipare alle Olimpiadi. Nonostante i postumi di un infortunio al ginocchio, la Cocuzza a Seul per soli cinque posti fallisce la finale a 36, ma riesce lo stesso a farsi ammirare nelle sue esibizioni.
«La trave è l'attrezzo che preferisco — confessa Maria — e adesso aspetto con ansia di togliermi l'ingessatura al piede (ndr. dopo Seul in allenamento s'è rotta l'astragalo) per ritornare in pedana».
Una carriera grandissima, con europei e Olimpiadi nonostante gli infortuni: Maria riesce sempre ad emergere e, con la tenacia che la distingue, trovare la forza per riprendere.