da "Il Veterano
Sportivo" Luglio 1989
Maria Cocuzza,
leggiadria e tenacia
Atleta dell'Anno per i soci catanesi
Atleta dell'Anno per i soci catanesi
Consegnata anche una
targa alla madre di un giovane arbitro, Michelangelo Cannavò, perito in un
incidente d'auto di ritorno dall'aver arbitrato una partita di calcio.
La sezione di Catania offre ai familiari dell'arbitro Michelangelo Cannavò una Coppa. Come è noto l'arbitro perì in un incidente automobilistico di ritorno da una partita. |
A Belpasso, auspice, fra tanti altri, anche il veterano
sportivo catanese, nonché segretario sezionale dell'USSI (Unione Stampa
Sportiva Italiana) Nino Gringeri, si è svolta una magnifica festa, organizzata
dai giornalisti siciliani durante la quale moltissimi sono stati i
riconoscimenti ad atleti siciliani di ieri e di oggi. Qualcuno è giunto persino da lontano; ed alla premiazione tanti nomi illustri di dirigenti fra i quali
il sindaco Salvatore Leonardi, fiancheggiato dal vice-sindaco e da alcuni
assessori.
Poi Luigi Tripisciano, presidente dei giornalisti sportivi siciliani, ha illustrato il significato e gli obiettivi del Premio.
Poi Luigi Tripisciano, presidente dei giornalisti sportivi siciliani, ha illustrato il significato e gli obiettivi del Premio.
Alla festa erano stati invitati anche i dirigenti della
sezione catanese della nostra Unione. Il gen. Antonio Scuto, presidente della
sezione, ha voluto consegnare la Coppa Campione dell'Anno 1988 alla giovanissima
ginnasta catanese Maria Cocuzza, che ha disputato le Olimpiadi a Seul, mentre
una targa è stata consegnata alla madre dell'arbitro di calcio Michelangelo
Cannavò, perito tragicamente in un incidente d'auto di ritorno dall'aver
arbitrato una partita.
Quindi non è stata soltanto una festa dei giornalisti
sportivi ma anche dei veterani sportivi. Grazie a Gringeri e grazie a Scuto.
Dell'Atleta dell'Anno tracciamo un breve profilo. C'è da augurarsi che in
futuro occupi ancor più le cronache dei giornali sportivi (e non) d'Italia e
del mondo.
Chi è Maria Cocuzza
Maria Cocuzza, Atleta dell'Anno per la nostra sezione di Catania |
La mancanza di
strutture sportive adeguate ha da sempre penalizzato la ginnastica catanese,
che soffre della penuria di impianti capaci di ospitare numerose ginnaste da
avviare alla pratica agonistica. Nonostante questi problemi, la ginnastica
etnea è riuscita ad ottenere il massimo obiettivo, con la partecipazione alle
Olimpiadi di Seul.
Questa grande impresa
è riuscita a Maria Cocuzza, tenace ginnasta dell'Astro Stadium, che ha
sacrificato gli anni più belli della giovinezza per dedicarsi anima e corpo a
questa affascinante specialità della ginnastica.
Nell'artistica, Maria
Cocuzza che il prossimo 23 luglio ha compiuto sedici anni, ha ottenuto tutti
i traguardi possibili per una ginnasta. Nel 1986 il primo tassello
dell'eccezionale mosaico della ginnasta catanese: esordio in azzurro a Genova
nell'incontro Italia-Svizzera e subito una vittoria.
Da quel momento Maria
entra in pianta stabile nel giro azzurro, continuando i suoi stage a Rimini e
Roma; e sulle rive dell'Adriatico si trasferisce per lunghi periodi. Una
situazione non certo delle migliori, per la ginnasta catanese che lascia le
compagnie giovanili, la scuola e soprattutto la famiglia per dedicarsi a tempo
pieno a questa specialità. I sacrifici sono stati però ampiamente ripagati:
Maria Cocuzza nel 1987 ottiene la definitiva consacrazione, partecipando agli
europei di Rotterdam e ai Giochi del Mediterraneo. Lo scorso anno la meritata
convocazione in azzurro per rappresentare l'Italia a Seul, prima atleta
siciliana a partecipare alle Olimpiadi. Nonostante i postumi di un infortunio
al ginocchio, la Cocuzza a Seul per soli cinque posti fallisce la finale a 36,
ma riesce lo stesso a farsi ammirare nelle sue esibizioni.
«La trave è l'attrezzo
che preferisco — confessa Maria — e adesso aspetto con ansia di togliermi
l'ingessatura al piede (ndr. dopo Seul in allenamento s'è rotta l'astragalo)
per ritornare in pedana».
Una carriera
grandissima, con europei e Olimpiadi nonostante gli infortuni: Maria riesce sempre ad emergere e, con la tenacia che la distingue, trovare la forza per
riprendere.