Da “Il Veterano Sportivo” marzo 2009
Carlo Monti
Famiglia Mangiarotti |
Edoardo Mangiarotti ha alle spalle più di settant'anni di matrimonio con la scherma. Lui stesso racconta che a 8 anni il padre gli impose il fioretto, un po' per sviluppargli il fisico, molto perché la scherma era il viatico di tutta la famiglia, papa e mamma compresi.
Poi sarebbero venuti i figli, Edoardo, Dario e Mario. Soprattutto i primi due diventarono famosi ed in modo particolare Edo, che divenne, al termine della carriera, l'atleta più medagliato del mondo. Ma noi oggi - al di là delle sue glorie schermistiche, tante e stupende, di cui facciamo un riassunto a parte - vogliamo celebrare i 40 anni di Mangiarotti come presidente della nostra Unione, otto lustri consecutivi, senza una pausa, a testimonianza di un impegno, che non viene mai meno.
Poi sarebbero venuti i figli, Edoardo, Dario e Mario. Soprattutto i primi due diventarono famosi ed in modo particolare Edo, che divenne, al termine della carriera, l'atleta più medagliato del mondo. Ma noi oggi - al di là delle sue glorie schermistiche, tante e stupende, di cui facciamo un riassunto a parte - vogliamo celebrare i 40 anni di Mangiarotti come presidente della nostra Unione, otto lustri consecutivi, senza una pausa, a testimonianza di un impegno, che non viene mai meno.
La sua prima elezione risale al 3 ottobre 1969, al termine di un periodo di reggenza, dopo la tragica morte del presidente di allora, l'ing. Alberto Della Beffa, scomparso in un incidente aereo. Il Comitato di reggenza che gli era succeduto, formato dal prof. Achille Cruciali, dal dott. Rodolfo Placella, dal cav. Ettore Rivolta, e dal cav. g.c. Armando Valente, in carica dal giorno stesso della morte dell'ing. Della Beffa, optò per Mangiarotti, allora cinquantenne. In realtà la presidenza della nostra Unione è stata sovente tribolata, per tante ragioni; alla prima, dagli anni 1954 al 1957, Dario Beni e Giulio Saracchi agli onori del... pontificato, successe una commissione esecutiva provvisoria, che durò in carica 14 mesi, al termine della quale ritornò presidente Giulio Saracchi per un biennio, sostituito dall'ing. Della Beffa per sei anni, a cui subentrò Ugo Frigerio, medagliaio olimpico della marcia, due ori individuali nella stessa Olimpiade (Anversa 1920), personaggio di grande carisma, scomparso improvvisamente in seguito ad un malore nel luglio del 1968. Dopo un brevissimo comitato di reggenza, tenuto da un altro campione della marcia, il cav. Ettore Rivolta, ecco tornare alla presidenza l'ing. Della Beffa, per meno di un anno, quando scomparve.
Ed eccoci ad Edoardo Mangiarotti
Ci si ammala anche di sport. Gli esempi non mancano al proposito ed i suoi germi non sono meno virulenti di altri. Talora il malanno - sempre benefico - dura lo spazio di pochi anni; talaltra per tutta una vita. Fra i tanti personaggi di quest'ultima tipologia noi - senza ombra di dubbio - inseriamo il nostro presidente, Edoardo Mangiarotti, il quale, per quanto ne sappiamo, ha succhiato con il latte materno anche stille di sport. Cresciuto in una famiglia a cui la scherma calzava come un guanto di velluto, figlio d'arte con i fratelli Dario e Mario, Edo ha imparato - agli ordini del padre - i segreti per così dire del mestiere, fra un buffetto d'incoraggiamento ed un fervorino di richiamo ad una maggiore attenzione, difficile da osservare quando si è adolescenti e quando da destrorso nato bisognava imparare a tirare di sinistro. Che il maestro - il padre Giuseppe, ex-olimpico - fosse in gamba v'erano mille episodi e mille personaggi a testimoniarlo, ma crediamo che del figlio abbia fatto il suo capolavoro. Quasi ancora ragazzo ha indossato la maglia azzurra ed a soli 17 anni è andato alle Olimpiadi di Berlino. Non uno dei tanti azzurri che si accontentano della partecipazione. Vi tornò con una medaglia d'oro, la prima di una lunga serie, ben trentasei. E quelle di metallo meno pregiato, argento e bronzo, in netta minoranza. Per 25 anni - un quarto di secolo - è rimasto sulla breccia, fiorettista di grazia e spadista di forza, genio senza confini, i quattro moschettieri di Dumas messi assieme per rappresentare questo schermitore dalla faccia d'angelo e dal colpo assassino. Questo - a nostro giudizio - è stato Edoardo Mangiarotti nelle vesti di schermitore: si è sempre nutrito di pane e scherma, scarso il companatico per restare in forma. Attraverso 5 Olimpiadi, perdendone due per i noti fatti bellici (1940 e 1944), undici campionati mondiali. mille e mille gare e challenge, giochi e manifestazioni universitarie, ha sempre reso grande il nome dello sport italiano, senza mai porre limiti alle sue imprese.
Da atleta a dirigente a giornalista
Il 7 aprile scorso il nostro presidente ha compiuto 90 anni. Un bel traguardo non v'è che dire, non certo differente ai moltissimi già trascorsi. Ma ancora sulla breccia, se è pur vero che è anche il presidente onorario (assieme al presidente del Coni Petrucci) dell'associazione, che, brevemente riassumeremo in Aio (Associazione Italiana Olimpici), offrendo non una annoiata presenza, ma un contributo efficace in idee, proposte, programmi, che lo rendono indispensabile. Smessi i panni dell'atleta, Mangiarotti non ha abbandonato lo sport. Si è trasformato in dirigente, con lo stesso impegno, con la identica caparbia volontà perché traguardi egualmente importanti non venissero mai meno. E perché la scherma avesse eredi non meno importanti di lui. Ha creato una scuola, una palestra, attualmente diretta dalla figlia Carola, che ha partecipato a due Olimpiadi (Montreal e Mosca) ed ai Giochi Universitari e del Mediterraneo, conseguendo posti d'onore, dove non viene soltanto insegnata la tecnica del gesto (anche se eccellenti maestri, italiani e stranieri, ne facevano parte), ma l'etica del comportamento, l'essenza dell'atteggiamento. E, poi,- il dirigente, appassionato ed obiettivo, equilibrato e sereno. Presidente dell'Associazione Amova (Medaglie d'Oro al Valore Atletico), ha sempre risposto alla chiamata di tantissimi dirigenti veterani, pronto ad ogni richiamo, ligio al principio di volere essere sempre il primo, anche nello spirito di sacrificio. E' stato anche giornalista militante, preciso nei suoi resoconti, come lo era stato nelle stoccate accusate dagli antagonisti. Ha scritto anche due libri, dedicati al suo sport, sempre con lo stesso affetto di ogni suo gesto che riguardi la scherma. Uno spirito eclettico, mantenuto nel corso degli anni, dall'adolescenza fino a questa soglia che ha raggiunto, i 90 anni. Che è pure un traguardo prestigioso, raggiunto con l'identica allure degli anni giovanili, con la medesima costanza di quando - per ore e ore - in palestra cercava il colpo vincente da trasmettere in gara; con la forza morale di chi lo sport lo ha amato senza un attimo di sospiro, lo ha servito, con distacco, senza cercarvi altri fini se non la meta della vittoria. Meta raggiunta tante volte con il fioretto e la spada, con la delicatezza di un Aramis o l'affondo di Porthos, più di ogni altro atleta italiano. Un compendio di attività, dedicata allo sport, che non trova riscontro non solo in Italia ma anche fuori dai nostri confini.
Protagonista, sovente, di gesti, che, indubbiamente, ne qualificano la nobiltà del carattere, citiamo la donazione fatta al Museo di Losanna del fioretto e della spada con le quali vinse le ultime medaglie d'oro alle Olimpiadi romane del 1960. Dal Coni Mangiarotti in data 2001 è stato designato l'Atleta Italiano del Secolo. Ed a completare la lunga serie di benemerenze ricevute nel corso della sua vita, la Regione Lombardia gli ha concesso il Sigillo Longobardo con la seguente motivazione: Simbolo della scherma e dello sport italiano, Edoardo Mangiarotti, erede e grande interprete della tradizione sportiva di famiglia, è noto in tutto il mondo come uno dei più straordinari campioni della storia di quest’'arte sportiva, come maestro di generazioni di campioni e come apprezzato dirigente del movimento schermistico internazionale. Vincitore di sei titoli olimpionici, di tredici mondiali, stella d'oro al merito sportivo del Coni, membro d'onore della Federazione Italiana ed Internazionale di Scherma, Edoardo Mangiarotti ha trasmesso la sua disciplina, la sua dedizione e l'eccezionale esperienza tecnica e umana ai giovani del suo Circolo di Spada In 50 anni di attività gli allievi di Mangiarotti hanno conquistato 29 titoli olimpici, 43 campionati del mondo e 19 campionati italiani". Un altro riconoscimento attribuitogli è il Challenge Chevalier Feyerick, assegnatogli nel 1955 con questa dedica: "Schermitore eccezionale, nel corso della sua lunga carriera, ornata dai più bei successi, non ha mai cessato di dare esempio di magnifiche qualità morali e fisiche, avendo saputo armoniosamente sposare all'efficacia di una scherma purissima l'eleganza di un comportamento sempre sportivo". Nel 2000 il Cio gli ha conferito l’Ordre Olimpic, massima onorificenza dell'Ente Internazionale. Nel 2004 il Coni, consegnatogli ufficialmente dal Presidente della Repubblica on. Carlo Azeglio Ciampi, gli conferisce la massima onorificenza: "II Collare d'Oro al merito Sportivo e dirigenziale". È evidente che dovendo parlare di Mangiarotti presidente, che affianchiamo da 28 anni, in seno alla nostra Unione, potrebbe sfuggirci qualche frase retorica. Cercheremo di fronteggiarla e di evitarla. Il fatto è che ci troviamo di fronte ad un personaggio non comune, che può mostrarci centinaia di benemerenze, una più importante dell'altra, nazionali e più ancora internazionali, tutte ampiamente meritate. Ma, in modo particolare, può vantare anche idee e progetti non comuni, come quel Fondo di Solidarietà, che prospettò nel lontano 1982 e finalmente portato a Legge dello Stato da Mario Pescante con la Legge Giulio Onesti, che assegna un vitalizio di un massimo di 15 mila euro, ogni anno, a cinque atleti del recente passato che si trovano in stato di necessità economica Un ambito e atteso traguardo che ha gratificato il nostro presidente per l'impegno sportivo ed umano devoluto alla causa.
Le foto pubblicate su questo numero de II Veterano Sportivo e riguardanti Edo Mangiarotti sono state gentilmente offerte da Omega Fotocronache di Vitaliano Liverani, che ringraziamo sentitamente