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martedì 17 marzo 2009

Mangiarotti, il Leone d’Italia fa 90


Scherma, il compleanno dello spadista. Nessun azzurro ha vinto quanto lui.

Era destro ma suo padre lo convinse a tirar di man­cino. In gara a Berlino '36

Da “Il Veterano Sportivo”  marzo 2009

Gianni Ranieri

Edoardo Mangiarotti, glorioso spadista, grondante di ori e di argenti, compie novanta anni. Sarebbe inu­tile chiedere a uno dei più grandi interpreti della scher­ma mondiale, all'italiano più medagliaio (13 tra Mondiali e Olimpiadi),
se gli accarezza il cuore la me­moria di via Chiossetto a Milano e poi di via Passione, là dove una straordinaria fabbrica di fuoriclasse della spada aveva preso il nome di Fossa dei leoni. È lì, sotto la guida del padre Giuseppe, che è nata la novella bellissima di Edoardo. Che uomo Giuseppe Mangiarotti, fantastico caposcuola, inventore, arti­sta. Figlio di un avvocato garibaldino e di un soprano, Adelina Stele, che canta alla Scala il Guglielmo Tell con Tamagno ed è carissima a Verdi che la vuole per il Falstaff, Giuseppe Mangiarotti è innamoratissimo non solo di storie che riguardano Garibaldi e Verdi, ma trabocca di passione per la fascinosa scherma francese. Lucien Gaudin, le diable blanc, è il suo ido­lo. Giuseppe Mangiarotti punta il dito sul petto del giovanissimo allievo Edoardo e gli intima: tu, destro naturale, da oggi diventi mancino! E perché? Perché mancino è il sublime Gaudin, le diable blanc. Che uomo e che maestro. Edoardo si presenta alle Olimpiadi di Berlino 1936 chiamato da Nedo Nadi a far parte della squadra degli spadisti. Ha dicias­sette anni, è il più giovane di tutti, è carico di talento e di classe.
Con lui gli spadisti azzurri vincono la medaglia d'o­ro. I nomi sono questi: Corneggia, Ragno, Riccardi, Brusati, Edoardo Mangiarotti, Pezzana. Assalti me­morabili de! destro-mancino che spiazza e con­fonde i rivali, un viale di luci fino al rullo di tambu­ri dei Giochi di Helsinki 1952. E qui, circonfuso di fiocchi azzurri e bianco rosso Verdi, accade un fat­to che sottolinea la grandezza di questo signore no­vantenne che per due volte è stato alfiere italiano al­l'apertura delle Olimpiadi. A Helsinki Edoardo e il fra­tello Dario replicano insieme il trionfo dei fratelli Nadi ad Anversa 1920. Edoardo e Dario Mangiarotti so­no primo e secondo nella spada così come era successo a Nedo e Aldo nella sciabola. Una sceneggiatura di un film? Macché, una realtà. La seconda Guerra mondiale ha tagliato dall'albo d'o­ro di Edoardo Mangiarotti chissà quante altre vittorie. Ma ne sono rimaste abbastanza da riempire una vi­ta. Dalla fossa dei Leoni a Roma 1960, ultima tap­pa. In alto le spade davanti al campione.


(tratto da La Stampa, lunedì 6 aprile 2009)