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sabato 14 marzo 2009

"Sono l'uomo delle olimpiadi, il grande sogno"

Da “Il Veterano Sportivo”  marzo 2009

Mangiarotti, festa per i 90 anni

Corrado Sannucci

Un bel gruppo di compagni di mille avventure
 in contesese olimpiche e mondiali:
Bergamini, Carpaneda e Spallino
Alla sterminata collezione di trofei Edoardo Mangiarotti può aggiungere la medaglia d'argento che il presidente Napolitano gli ha fatto avere per i 90 anni che festeggia oggi.
Sono arrivati gli auguri del presidente de! Cio, Jacques Rogge, di Juan Antonio Samaranch, dei dirigenti di tutto il mondo: Mangiarotti è protagonista di tutte le Olimpiadi davvero moderne, da quelle del 36 di Berlino della prima tv, quando a 17 anni vinse la prima delle 13 medaglie che ne fanno ii primatista italiano. Ha fatto anche in tempo a vedere la nascita, proprio a Berlino, e la morte, di questi giorni, del viaggio della fiaccola attraverso i continenti. "È una cosa triste ed è un peccato. Ma lo spi­rito olimpico è ancora la cosa più bella inventata dal ven­tesimo secolo. L’Olimpiade è l'unico posto nei quale tutte le genti si uniscono in pace e l’olimpismo ha inse­gnato a rispettare noi stessi e gli avversari". Di Olimpiadi ne ha vissute 17, cinque come atleta, la quarta e la quin­ta come portabandiera, e le altre come dirigente, giornalista, : poi icona della scherma. "Di tutti questi Giochi ne ricordo due in particolare. Berlino '36, quando fummo premia­ti per l'oro a squadre nello stadio Olìmpico davanti a centomila spettatori. Fu Rudolf Hess a metterci le medaglie al collo, con i compagni ci dicemmo che tutta quella mes­sa in scena imponente avrebbe portato a qualcosa di inquietante. E poi Helsinki '52, quando vinsi il mio unico oro individuale, nella spada, precedendo mio fratello Dario. Era il trionfo della scuola dì mio padre, Giuseppe". Non cita l'Olimpiade di Roma, l'ultima, quando l'Italia schie­rò nella squadra di spada tre campioni olimpici, Mangiarotti nel '52, Pavesi nel '56 e Delfino che aveva appena vinto l'oro. La scherma è da sempre storia di famiglie e dì mae­stri, la stirpe dei Mangiarotti si è estinta ma Carlo, il ni­pote, regista, oggi porterà il suo tributo al ricevimento di 250 invitati in un hotel milanese, un film montato con le riprese fatte dallo stesso Edoardo in decenni di carriera. I padri sono quelli che tengono sulla giusta linea le car­riere dei figli. "Anche il padre di Nedo Nadi, dopo i trion­fi, a casa diceva a lui e al fratello Aldo: "Riprendiamo a lavorare, ci sono cose che non mi sono piaciute". Oggi non è sempre così". Mangiarotti è lontano dagli schermidori che passano dalle pedane ai talkshow. "Sono trascinati a fare cose solo per quattrini", anche Tagliariol, suo erede nell'arma, anche Montano, sempre in polemica con la federazione a proposito di ct. "Ma in un certo sen­so Aldo lo capisco, i suoi non sono capricci, quando ti sei costruito con un maestro è difficile staccarsene, or­mai ti sei affezionato e pensi di dover andare avanti con lui". Mangìarotìi ha vinto otto delle sue medaglie con la spada e cinque con il fioretto, ha tirato da mancino ma ha vinto anche tirando da destro. "C'è un'atleta che è com­pletamente a parte, ed è Valentina Vezzali. Ha fatto un figlio, è andata in tv a ballare, ma questo non ha intacca­to nulla del suo approccio alla scherma. L’ho vista gior­ni fa alle gare, era in svantaggio, ha rimontato e vinto. Ha un temperamento vincente, non lascia niente all'avver­sario". La figlia prosegue l'arte del padre dirigendo una scuola che ha 22 istruttori e 400 allievi. La scherma sopravvive al proprio essere fuori tempo, gloriandosi del­l'essere la disciplina che ha portato più medaglie olimpiche all'Italia. "Ma sbaglia chi pensa che sia solo un in­sieme di scatti e di riflessi. C'è una preparazione intellettiva fortissima, devi guardare e studiare gli avversari. E alla fine c'è una componente estetica che ne fa uno sport che piace ancora". La gloria che si porta appresso gli ha con­quistato un pas dei Cio per ogni manifestazione, Giochi Olimpici in primis. "Sono stato anche a Pechino, a 89 an­ni. A mie spese. Uno spettacolo impressionante, stadi e organizzazione formidabili. Ma eravamo sempre controllati e ho assisto a scene per prevenire dimostrazioni o incidenti in cui ho visto che l'uomo non contava niente". È una amara somiglianza questa tra i Giochi numero 1 e i Giochi numero 17, anche se a Pechino non finirà cer­to come a Berlino. Ma per togliersi questo gusto ama­ro dalla bocca l'obiettivo adesso è il numero 18, Londra 2012, un cardiologo amico curerà la preparazione fisi­ca per questo evento. Ma, a proposito, le candeline sul­la torta saranno a forma di fioretto o di spada?".


(tratto da La Repubblica, martedì 7 aprile 2009)

Le foto pubblicate su questo numero de II Veterano Sportivo e riguardanti Edo Mangiarotti sono state gentilmente offerte da Omega Fotocronache di Vitaliano Liverani, che ringraziamo sentitamente