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mercoledì 30 settembre 2009

Ricordo di Romano Spada

di Carlo Monti


Ronano Spada

Ci incontrammo ad una riunione di atletica circa una trentina di anni fa. Una riunione con tanti amici soprattutto. Ci conoscevamo più di vista che di contatto, io velocista d’antan con qualche medaglietta, lui maratoneta dalla passione incommensurabile. Della marcia sapeva tutto, dei suoi giorni di piccola gloria ma dei trascorsi con tanta notorietà di molti campioni e campionissimi dall’albo d’oro inesauribile.
 Stranamente facemmo subito lega, lui ragioniere suo malgrado, io collaboratore di tante testate. Lui Romano di nome ma milanese fin nel più profondo dell’animo. Lui pacato, misurato nei modi e nelle azioni, io, come si conviene ad uno che mette il razzo in ogni sua azione. Della nostra unione ne nacque una collaborazione a tutto tondo, che sfociò nella  stesura di un libro, Marcia mondiale, una leggenda senza confini, anno di grazia 1996, che dispiacque a più d’un marciatore dal sangue blu, nonostante che ad aiutarci ci fossero stati i fratelli Damilano. Lui superò la bufera con noncuranza; abituato alla stesura di altri libri. Così ecco San Bernardino alle Monache con Alessandro Gavioli (1999), Palmer, borraccia e via con Daniele Marchesini e Benito Mazzi (2001); La bici ed i sogni della nuova Italia, con Paolo Costa (2004). E nonostante la gravità del male, che peggiorava di giorno in giorno, stava approntando, con Fulvia Camisa, un ritratto del mondo sportivo in rosa. Né è venuto meno alla collaborazione con diverse testate, iscritto com’era all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Ha collaborato al Corriere di Sesto, all’Eco dell’Ossola, a Golf e Turismo, al Veterano Sportivo, a Scenari. Si può dire che giornalisticamente è morto sulla breccia, con la collaborazione, in veste di redattore capo della rivista La Corsa. E poi, anche sul piano dirigenziale, sempre in prima linea; del Panathlon consigliere per diversi quadrienni; della nostra Unione consigliere della sezione di Milano, ma soprattutto segretario generale. Premiato, all’ultima assemblea della nostra Unione, con il Distintivo d’Oro, la massima onorificenza. Se ne è andato in silenzio, come era suo costume, dopo cinque anni di un tumore fra alti e bassi. È indubbiamente una grande perdita per noi veterani dello sport. Eravamo due caratteri in contrapposizione; lui pacato, come si addice ad un marciatore che ha davanti a sé chilometri e tempo per meditare sul futuro; io scatenato sempre come, in fondo, si addice ad un velocista, pronto sempre a scattare e non sempre a ragione. Ho perso un amico vero, a soli 68 anni.

Romano Spada (nato il 29/07/1941 - socio dal 1981), ex segretario generale, ha ricoperto inoltre le cariche di delegato regionale e revisore dei conti.