Le sezioni del nostro sito

venerdì 13 marzo 2009

Mangiarotti, 90 anni e una rivelazione: “Il mio doping: dieci zollette nel whisky”

“lo inventò il mio massaggiatore. Oggi girano soldi grossi, una volta il premio era una 600. Tifavo più Bartali di Coppi, anche se un giorno mi fece capire che non andavano ad acqua”.

Riccardo Signori


Mangiarotti con il presidente del Coni
Gianni Petrucci,
Procaccini visconte di Monsanvito
e il presidente del Coni milanese
Filippo Grassia

Ogni volta un tuffo nella memoria. Dell'antica ele­ganza d'atleta è rimasta l'eleganza della memoria, lo sguardo dolce e chiaro, che s'appassiona e appassiona Edo (Mario Giovanni) Mangiarotti non smette mai di scartasfogliare le pagine di una storia dai mille rivoli.
 Un serpeggiare a fil di spada che poi è il mo­tivo conduttore di una vita. Martedì 7 aprile com­pirà 90 anni. Sembra ieri, dieci anni fa, che si ap­prestava a celebrare gli 80, come un monumento: lui e il suo medagliere da record fra olimpiadi (13 medaglie di cui 6 d'oro in 5 edizioni), campionati del mondo (26) e tant'altro. Fra spada e fioretto, te­nuti nella mano mancina, che non era quella natu­rale. Ed ora è pronto a riavvolgere il film. Nella ca­sa ottocentesca di via Solferino, brilla al muro la spa­da dall'impugnatura cesellata da un orafo del tem­po. Le vetrine luccicano di coppe e coppette, me­daglie, ori argenti e bronzi. Nastrini e lustrini. Telefona Rivera. Manda un messaggio Andreotti. Non c'è Italia che non ne conosca le gesta. Come fare a raccontare? Proviamo lanciando nomi e idee. E Mangiarotti va.
Se diciamo Italia...
"Dico che l'ho percorsa tutta: dalla monarchia al­la Repubblica. Era tanto diversa Sono sempre sta­to un buon italiano. Già cavaliere a 17 anni, dopo le Olimpiadi del ’36 a Benino, quando vinsi l’o­ro a squadre nella spada. Dico Italia e penso che sono stato due volte portabandiera ai Giochi. Orgoglioso di essere italiano, anche se a Berlino intuii quali guai sarebbero cominciati".
Hitler e Owens
"Ormai è storia quel mio racconto. Sono seduto in un palchetto sotto quello dove stanno Hitler e Goebbels, tutti i capi nazisti. Owens sta per vincere il salto in lungo e il Fuhrer salta su, con un gesto di stizza. Sputa fuori uno "Schwein!", che significa porco, e se ne va senza premiarlo. Conoscevo Owens. gli raccontammo tutto".
Mussolini e le medaglie
"Ci abbiamo creduto in molti, poi ci siamo ricre­duti. Mussolini fece cinque duelli con la spada. E lo preparò mio padre, Giuseppe l'uomo che ci ha creati schermidori. Ai tornei dei Balilla ho vinto tante medaglie con la faccia del duce. Così tante che poi le scambiammo con un servizio di posa­te da 24 pezzi".
La rivolta di San Vittore
"Forza dello sport: ero militare, all'epoca della fa­mosa rivolta di San Vittore, nei giorni di Pasqua del '46. Ci facemmo largo a colpi di mitragliatore. Poi il colonnello mi dice: lei va dentro a trat­tare. Ero preoccupatissimo. Chissà che farabutti... Ed invece questi mi conoscevano. Si, sapevano che ero un campione dello sport e riuscii a parlare".
Guerra e profitto
"Ho visto tanto e di peggio. Ma, grazie alla guer­ra, ho fatto i soldi. Ero istruttore a Malnate, al con­fine con la Svizzera. Avevo 100 ragazzi. All'8 set­tembre scappiamo in Svizzera, nel Bernese. Creiamo un campo, ci alleniamo, grazie ai miei ami­ci della scherma. Per scaldarsi la gente usava le pigne. Capii. Sguinzagliai i ragazzi a caccia di pigne, ne facemmo un commercio. Ne vendemmo ton­nellate: 6 franchi svizzeri al quintale, a me ne venivano in tasca due. Conoscevo una bella signora, aveva una banca: mi cambiò il danaro di carta in marenghi d'oro. Un successo!".
Olimpiadi magiche
"Dal vivo ne ho vissute 17, compresa quella di Pechino che mi sono conquistata davvero: due mesi prima sono stato in ospedale per due operazioni, poi ho avuto un ictus, ma ce l'ho fatta. Indimenticabile quella del 1952 a Helsinki: vinsi l'oro individua­le,mio fratello Mario l'argento. Dissero che mi ave­va passato la vittoria. Ma noi italiani, nelle fina­li, ci giravamo sempre una vittoria. Avevo fretta di chiudere la premiazione, dovevo andare a scri­vere l'articolo per la Gazzetta dello Sport.
Quando arrivai, Gianni Brera me ne disse d'ogni sorta. Siediti e scrivi, urlò. Poi... chi ha vinto? Veramente io, dis­si. E lui: diavolo d'uno, ce lo potevi dire prima!".
Giornalisti e giornalismo
"II preferito? Nedo Nadi, l'ex campione che, al­l'inizio della carriera, mi pronosticò il futuro. Poi Adolfo Cotronei e Gianni Brera di cui sono stato amico: fu lui a portarmi in Gazzetta. Smisi di scrivere nel 1972. Allora si scriveva di tecnica, oggi di frivolezze".
I miei preferiti
"Dico Berruti, un simbolo, gli Abbagnale e Agostini. Tra Bartali e Coppi preferivo il primo, anche se un giorno mi fece capire che per i cicli­sti era impossibile andare solo ad acqua. Non sopporto il calcio...".
Doping
"Ai nostri tempi andava la simpamina. Ma non ci serviva. Piuttosto prendevamo una aspirina nel caf­fellatte per darci tono. Ma il vero doping lo inventò Trevilla, massaggiatore del Treviso. Solo per le fi­nali: dieci zollette di zucchero in due dita di whisky".

Mangiarotti con il fratello
ed alcuni conoscenti

Quanta boxe
"Mio padre fece allenare me, e i miei fratelli, da Ermino Spalla, ex campione d'Europa dei massimi: ci ha fatto prendere tanti di quei pugni. Quante orecchie rosse. Ci faceva venire una testa così.".
Campione e gentiluomo
"Una specie che non si estingue. Lo sport ti met­te in condizione di essere un gentiluomo. Ho vi­sto Antonio Rossi portare la bandiera: è uno del­la specie. A Pechino c'era Valentina Vezzali, ha ca­rattere, è bravissima. Mi ha detto: io ho vinto 5 ori, lei 6. Arrivo a Londra per pareggiarla Le ho risposto: se te la senti? Perché no?". Sport e professionismo
"Oggi girano soldi grossi, allora ci davano cose uti­li al posto del danaro. Dopo le Olimpiadi di Roma, la Fiat ci diede una 600 ed ai campioni olimpici venne regalato un Rolex. Mi capitò di vincere tre Lambrette. Le mie 40 medaglie d'oro pesavano più di 8 kg".
Novanta anni
"Me li godo con la scuola che dirige mia figlia: 22 maestri e 400 ragazzi dai 7 agli 80 anni. Il futuro? Il medico mi ha detto: ti voglio portare a Londra nel 2012. Ci sto".
(tratto da Il Giornale, venerdì 3 aprile 2009)

Le foto pubblicate su questo numero de II Veterano Sportivo e riguardanti Edo Mangiarotti sono state gentilmente offerte da Omega Fotocronache di Vitaliano Liverani, che ringraziamo sentitamente