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mercoledì 1 aprile 2009

Franco Auci, un indomabile sognatore

Da "Extra" aprile 2009 edizione straordinaria
Raccontaci una favola, Franco

Franco Auci, un indomabile sognatore


di Gianni Vento



Franco Auci

C'eravamo incontrati un paio di giorni prima della sua scomparsa, proprio accanto all'ufficio postale di via Fardella: "Non dimenticare - mi disse - di farmi avere quell'articolo che da tempo mi hai promesso; Totò Miceli me ne ha mandato uno ambientato nella Trapani della guerra con i feroci bombardamenti aerei sulla città.
 Tu sei vecchio - e calcò sul "vecchio" con quella sua aria di garbata, affettuosa canzonatura -, hai vissuto, quindi, quei momenti terribili e sono certo che saprai cosa scrivere". Poi ci siamo salutati: mi soffermai a guardarlo mentre si allontanava con quella sua caratteristica maniera di camminare, quasi ondeggiante. E fu l'ultima volta! Andai, poi, a salutarlo nella chiesa del Sacro Cuore dove una folla di amici ed estimatori si era riunita per l'ultimo abbraccio.

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E così anche Franco se n'è andato: in punta di piedi, quasi non volesse dar fastidio a nessuno, come era - d'altra parte - nel suo costume di vita. Di giornalisti "vecchia maniera" già ne eravamo rimasti in pochi, sul campo, ma nessuno di noi avrebbe mai immaginato che se ne andasse proprio lui, il più giovane di quella ormai esigua ma indomabile schiera di imperterriti "sognatori".
Giornalista di vecchio stampo, con una lunga carriera .cominciata quando nel 1968 si era iscritto all'Ordine, Franco per trentanni fu redattore sportivo del Trapani Sera; succeduto ad Arcangelo Palermo - altro nome storico del nostro giornalismo - resse l'ufficio di corrispondente del Giornale di Sicilia fino a quando non cedette l'incarico ad Enzo Tartamella, rimanendo però nella "famiglia" quale responsabile delle pagine dello sport della provincia. Fu anche corrispondente del Gazzettino di Sicilia - RAI e del Corriere dello Sport. Autore di parecchi libri sulla storia di Trapani ed in particolare sul nostro mondo sportivo, Franco non lesine mai il suo spontaneo ed autorevole appoggio ad ogni iniziativa tendente al miglioramento delle condizioni del nostro territorio. Negli ultimi anni, soprattutto dopo il pensionamento, si era dedicato alla pubblicazione di una collana di quaderni, veri e propri quadretti di quella Trapani scomparsa, ricordando ai lettori i tempi che furono e - quasi una mostra fotografica - i personaggi che ne hanno popolato gli storici percorsi.

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In un mondo vendereccio, dove tutto si acquista e si aliena al mercatino della politica, restò sempre fedele ai suoi principi di correttezza e di probità, mai piegandosi al cospetto della lusinga. Ricco di umanità, amante della buona cucina come della bella poesia: era, Franco, un uomo semplice; uno del popolo, un giornalista serio, attento e responsabile.
Oggi, nel vuoto che ha lasciato in tutti noi siamo portati a piangere la sua scomparsa ma, a me, ritorna spesso in mente - e ciò in così sempre tristi occasioni - Plutarco, per cui "l'amare chi è morto non consiste nell'affliggersi, ma nell'onorarne la memoria; ...non lamenti...ma celebrazione e lode". Salterà in mente anche ai padroni del vapore? - purché ne sappiano di Plutarco, però! - e ai manovratori delle stanze dei bottoni?