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mercoledì 1 aprile 2009

Franco Auci, facciamolo conoscere ai giovani


di Giuseppe Cassisa
Da "Extra" aprile 2009 edizione straordinaria
Raccontaci una favola, Franco


Franco Auci, facciamolo conoscere ai giovani



Franco Auci, in Via Fardella,
 in una foto degli anni '80
Non ha mai finito di sorprendere. Anche il suo ultimo atto di vita terrena ne è stato la riprova. Se ne è andato all'improvviso, spiazzando tutti, senza avvisaglie, lasciando un enorme vuoto in quanti lo hanno sempre stimato.
 Qualche mese fa, ci aveva sorpreso, tornando a scrivere proprio per questa testata; accettando l'invito o quasi l'imposizione del nostro direttore. Conoscendolo e conoscendo la sua cocciutaggine, quasi non credevamo potesse mai accadere. Franco Auci, infatti, da diversi anni aveva deciso, polemicamente contro un certo tipo di giornalismo, di staccare la spina; dedicandosi, di converso, a nuove personali ed originali iniziative editoriali. Una vita dedicata allo sport, ma non soltanto, perché la famiglia, la fede, il lavoro, l'amore per la sua città hanno illuminato la sua esistenza, rappresentando il suo credo. Giornalisticamente parlando, il suo vero amore era il Trapani calcio. Ma non quello attuale. Proprio, di recente, non aveva digerito la mancanza di ospitalità allo stadio da parte della nuova società nei confronti di qualche vecchia gloria granata. Il vero Trapani -per lui, risoluto come era- era finito al momento della fusione con il Ligny. E quel momento aveva segnato anche la sua vita professionale. Ma il suo "cuore granata" fortunatamente non morirà, non cesserà mai di battere, perché compendiato nella splendida testimonianza, edita nel biennio 2005-2006, del duplice volume su "La storia del Trapani" dal 1905 fino agli eventi del dopo fusione e al triste campionato 1999-2000, entrambi dedicati al "cuore granata". Così, Franco Auci, oltre alla sua, di famiglia ne aveva un'altra, ben più grande: la grande famiglia del Trapani Calcio; composta da quanti ne avevano vestito la casacca e condiviso, a vario titolo, le gesta. Con gli anni aveva creato una sua "rete", riuscendo a mettere su una serie di contatti che lo mantenevano informato e mantenevano informati i vecchi granata. Un modo, il suo, per cementare, premiare, sostenere, tributare, ancorare l'attaccamento alla maglia granata e alla città; fatto oggi difficilmente ravvisabile nell'attuale mondo del calcio. Se si voleva conoscere qualcosa dei vecchi giocatori granata, bastava domandarglielo e la risposta era puntuale. Le sue ricerche erano continue ed appena qualche giorno fa, aveva scovato un vecchio giocatore oggi ultranovantenne. Ed i suoi abitudinari scoop, erano tutti all'insegna della passione, gonfiando a dismisura le bollette telefoniche. Il momento di sintesi e l'apice della soddisfazione si era concretizzato qualche anno fa con una grande festa fra le vecchie glorie, messe addirittura in campo al Provinciale, dirigenti e tifosi granata di un tempo. All'apparenza burbero, brontolone, in realtà, era esclusivamente un buono, lontano dai clamori o dalla voglia di affermarsi. Chissà quanto disagio avrebbe provato se tutta quella immensa folla accorsa alla Chiesa del Sacro Cuore per i suoi funerali ed i ripetuti applausi li avesse vissuti in altra occasione terrena. Fiero della sua coerenza, a volte ostentata al limite dell'ostinatezza, senza ripensarci su minimamente, in rari casi aveva saputo ricredersi. E in uno di questi rari casi aveva privilegiato la nostra testata, non scrivendo di sport ma dell'altro sua grande amore, la sua città: Trapani; quella di oggi in contrapposizione con quella che avrebbe voluto, anche guardando al passato.

Franco Auci e Giuseppe Cassisa
in un abbraccio fraterno

Franco Auci era uno di quelli che si innamorano di tutto quello che pensano e portano a compimento: dalle pubblicazioni parrocchiali, a quelle sulle associazioni sportive minori del trapanese, alla collana "Per non dimenticare". Con quest'ultima aveva messo in pratica le sue nuove idee giornalistiche, consapevole e senza preoccuparsi che i costi sarebbero stati più dei ricavi; curando sempre la dovizia di particolari e senza il benché minimo errore. Semmai ce ne fosse stato qualcuno, nel numero successivo era pronta la rettifica. Ecco, il perfezionismo era il suo essere. Ma in un uomo attaccato al passato e che sembrava d'altri tempi, ci aveva sorpreso, anche la sua abilità e velocità nel destreggiarsi, nel suo studiolo, al computer, con lo scanner e la posta elettronica. Un apparente controsenso se poi si pensa che, a prescindere dai suoi problemi d'udito, aveva scelto di non guidare l'auto, confidando giocoforza nella scarsa e denunciata puntualità degli autobus e finendo con il ritrovarsi ad accettare il passaggio da uno dei tanti amici che lo trovavano alla fermata. Il suo tendenziale impegno, quasi la sua vocazione era ormai quello di raccontare il passato, farlo rivivere con le immagini ed i ricordi, consentire di archiviarlo e trarre gli insegnamenti di attaccamento ai valori che proprio il passato più che il presente assicura. Oggi, purtroppo, anche lui fa parte del passato ma è legittimo augurarsi che il suo insegnamento, la sua esperienza, la sua professionalità trovino riscontro in qualcosa di concreto. I giovani, certo, lo hanno conosciuto poco. Ecco perché potrebbe avere un significato la proposta di costituire una "Fondazione Franco Auci" che possa perpetuarne la figura, dare attualità ai suoi lavori, facendo conoscere quanto da lui edito o quanto raccolto con tenacia, ostinazione, sacrificio e organizzazione in questi anni, certamente con il coinvolgimento di tanti amici. Fra le tante eredità che Franco Auci ci lascia, infatti, oltre a quella di principio, quella di professionalità, quella di schiettezza, di semplicità, c'è anche quella materiale legata al suo archivio. Catalogarlo rappresenterà già un'ardua impresa, ma il vero obiettivo dovrà essere quello di fare vivere le sue raccolte, rendendole fruibili e non abbandonarle a se stesse. Un maestro di giornalismo, umile, corretto, preciso, misurato, mai retorico, semplice e perfezionista. Questo ed altro era Franco Auci. La conferma nei fatti. Ne potremmo citare svariati ma ci piace fare riferimento ad un paio di episodi. Il primo quando il sottoscritto, ancor giovane cronista, un giorno, venne contattato dal buon Franco, impossibilitato a scrivere un articolo per il "Corriere dello Sport" su Birra Messina Trapani-Scavolini Pesare, gara di andata dei sedicesimi di finale di Coppa Italia, in una giornata di gran festa perché consacrava Trapani per la prima volta sul palcoscenico della A, contro i campioni d'Italia. Fu un onore sostituirlo, quasi un'investitura. Ma non finì lì, in quanto Franco a distanza di qualche settimana, al Provinciale di Trapani, si precipitò a consegnare il compenso che lo stesso aveva ricevuto dalla testata giornalistica. Inutile il tentativo di rifiutarlo e dissuaderlo, come buona norma imponeva. I contatti si intensificarono, finendo per scrivere per testate comuni, e anche la confidenza ebbe spazio, tanto da consentire di domandargli un giorno il misterioso motivo di conservare gelosamente in una artigianale confezione di plastica trasparente i quotidiani appena acquistati. "Semplice -rispose- per non sgualcirli e non sporcarmi le mani di petrolio". Ciao Franco, ci mancherai ma faremo di tutto per fare apprezzare quanto ci hai lasciato.