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mercoledì 1 aprile 2009

Da Franco a Franco, un percorso di vita comune

Da "Extra" aprile 2009 edizione straordinaria
Raccontaci una favola, Franco

Da Franco a Franco, un percorso di vita comune

di Franco Cammarasana


Stadio Provinciale di Trapani anni '70
Un inedito Franco Auci, in versione calciatore
Troppo fresca la ferita perché io possa farvi riferimento senza provare dolore. Troppo grande l'amicizia perché io possa scrivere di Franco senza farmi soffocare dall'emozione. Troppi i ricordi che mi legano a lui perché io ne possa parlare con sufficiente naturalezza.
Soltanto poche righe, quindi, per ricordarlo, soprattutto come Amico che come collega, con l'intento di evitare facili scivoloni nella retorica. Una amicizia quella con Franco che ha basi solide e antiche, iniziata infatti quando io avevo appena sei anni, cementata in quella fucina di uomini che fu l'oratorio della parrocchia del Sacro Cuore, giovani modellati dalle mani e dall'amore dei Servi di Maria (padre Agostino, padre Camillo i primi nomi che mi vengono in mente). Dopo aver trascorso la mattina sui banchi di scuola dell'Umberto di Savoia, ci si vedeva in parrocchia quasi ogni pomeriggio, a tirare calci al pallone nell'intento di far breccia in quelle porte attaccate al muro del campetto polveroso confinante con la via dei Mille, difese con balzi felini da improvvisati portieri, e poi i tornei, le infinite partite a calcio ballila ed a tennis tavolo. Ma c'erano, soprattutto, i momenti di preghiera, di catechesi, di ascolto e di confronto con quei padri-sacerdoti che ci hanno cresciuti innestandoci quei valori importanti, rimasti comuni a tutti noi, da custodire e difendere lungo il percorso della vita. Poi, col passare degli anni, ognuno per la propria strada, da un capo all'altro della penisola, qualcuno anche all'estero, impegnati nel lavoro e nel sociale, coltivando per sempre le stesse idee e gli stessi ricordi.
lo e Franco abbiamo fatto sotto alcuni aspetti un percorso di vita simile, entrambi impiegati di un ente pubblico, entrambi giornalisti sportivi, con una infinità di esperienze alle spalle, con migliaia di volti e di episodi da ricordare. Lui, con una memoria che amabilmente gli invidiavo, riusciva a farmi rivivere momenti e personaggi che col passare del tempo la mia mente stanca aveva accantonato. E di questa sua memoria, della sua passione per le cose del passato, aveva fatto tesoro per riscrivere e dare alle stampe preziosità che adesso arricchiscono i nostri scaffali.
Qualche giorno prima di lasciarci mi aveva confidato, mentre lo accompagnavo a casa, di voler scrivere qualcosa attorno alla figura quasi leggendaria di Giovanni Oddo e di aver scoperto per caso in quel di Genova un altro vecchio sportivo trapanese, adesso centenario, lucido ancora di mente e con uno scrigno di foto e documenti, sui quali aveva intenzione di concentrarsi prossimamente.
Non ha fatto in tempo il nostro Ciccio. Se ne è andato troppo presto, in silenzio e all'improvviso, senza dare disturbo a nessuno, riservato come era nel suo stile. Non lo vedrò più passare davanti casa mia per andare o tornare dal cimitero. Ha preso un'altra via per  andare  a  trovare i   suoi genitori.   Mi mancheranno le chiacchierate con lui e i saluti che mi mandava ogni qualvolta incontrava mia moglie. A quella via dei Mille, oltre al ricordo di quel campetto polveroso, legherò adesso anche quello di Franco. Con amore e... per sempre!