da “Il
Veterano dello sport” n. 2 / marzo-maggio 2014
La lettera del Consigliere
Nazionale
Nino Costantino
Carissimi
amici veterani, carissimo Cesare grazie ed ancora grazie, come non farlo, per
averci dato la possibilità di riunire l’Unione per la seconda volta su una
bellissima isola, terra disincantata, meravigliosa e solare e nello stesso tempo
tanto aspra quanto dolce ed accogliente, aggettivi che fanno della Sardegna,
della tua terra, uno dei luoghi più amati e struggenti del Mediterraneo.
Presidente
Gentile meriti un encomio, un inno, un canto lirico e nostalgico, insomma, una
sorta di elegìa per tutto quello che hai voluto e saputo riservarci per rendere
quanto più piacevole e possibilmente sereno il nostro soggiorno nella tua terra
di origine.
Non c’è
stata domanda che non ha trovato una tua risposta, precisa, puntuale ed
esaustiva; non c’è stato desiderio che non sia stato esaudito; non c’è stato angolo
del villaggio dove non aleggiasse la tua presenza anche se di fatto ti trovavi
da tutt’altra parte per sistemare altre cose. Diceva Seneca che “si può capire
il carattere di una persona da come accoglie le lodi’’e sì che di lodi tu ne
hai ricevute tante, ma le hai sempre accolte con la tua solita umiltà,
discrezione, riservatezza e leggerezza che, mi sono accorto in questi giorni, sono
tratti fondamentali del tuo carattere.
E, per quel
che mi riguarda, hai saputo anche suscitare nella mia mente una serie infinita
di ricordi e di aneddoti che ho avuto il piacere di vivere nei lunghissimi anni
di frequentazione di amici di quest’isola: Mario Sanna, ragazzo della Barbagia
conosciuto alla X Compagnia Fanteria di Arezzo, che mi chiedeva di parlargli di
storie di ‘ndrangheta (come chiamava lui la ‘ndrangheta); lo sceriffo di
Lanusei (il mio amico Sostituto Procuratore della Repubblica di quel luogo), le
albe dorate di Arbatax ed il viaggio verso Olbia passando per Core e Boe con la
splendida vista su Bade e Carros e le critte sulle pietre di granito che
inneggiavano (tempi lontani) “muerte a sos carabineros”; Porto Cervo con le sue
meraviglie regalateci dalla Bauli; i numerosi convegni tra Santa Margherita di
Pula e Chia Laguna con i suoi fenicotteri rosa, “zente rubia’’, grufolanti e
maestosi nel cielo di Sardegna.
Ma non
vorrei tediarvi con le mie dolci nostalgie, quanto piuttosto fare qualche
considerazione sul presente della nostra Unione, riflettendo sulla relazione
morale del presidente.
Ci sono dei
fermenti e diversità dialettiche, è bene evidenziarlo, all’interno dell’Unvs
che rendono più vivace e costruttivo, almeno questo è l’augurio, il clima di
amicizia e serenità dell’Unione che sono due dei pilastri fondanti della vita
stessa dell’unse e credo che le conflittualità all’interno di un’associazione
rappresentino un aspetto positivo ed una risorsa che, se ben gestite, nel senso
di non mantenerle troppo alte, perché potrebbero degenerare in gazzarra, ma
neanche tenerle troppo basse o reprimerle perché potrebbe insinuarsi un senso
di assuefazione o, peggio ancora, di disinteresse che sarebbe la fine
dell’Unione. Dunque sia benvenuto e benaccetto il conflitto inteso come
diversità di vedute e di pensiero, sana dialettica, che sono il sale della
democrazia e danno sapore alla vita stessa dell’associazione nel processo di
sviluppo e del senso di appartenenza, proprio di quel senso dell’appartenenza che
deve rappresentare la stella polare della nostra Unione.
E per fare
questo bisogna usare una metodologia efficace per la soluzione dei problemi
attraverso un approccio mentale in base al quale non è importante stabilire “di
chi è la colpa’’, quanto piuttosto di capire e cercare “perché si è creato il
problema’’, perché nella stragrande maggioranza dei casi la causa che ha creato
il problema è molto più vasta, intricata e macchinosa di quella che potrebbe
essere fatta risalire all’azione di un singolo individuo.
Ed è
compito tuo, presidente, gestire tutto questo, come ebbi modo di dirti in una
lettera aperta di qualche tempo fa, dove ti invitavo a far valere
l’autorevolezza che il ruolo ti riconosce, quell’autorevolezza necessaria per
dare fiducia, motivazione, incoraggiamento, senso di equanimità e sicurezza nel
rispetto delle regole e dei ruoli, che soltanto un grande leader, e tu lo sei,
certamente sa dare e ti ringrazio per averlo sempre fatto quando è stato
necessario.
Ma sarebbe
stato, è e dovrebbe essere anche compito nostro portare a termine tutti quei
mandati che tu, presidente, singolarmente, nel precedente e ad inizio di
quest’ultimo quadriennio
olimpico
avevi affidato, assegnato e, confidando, raccomandato ad ognuno di noi, con la
speranza di trasformare il nostro impegno ed i nostri sentimenti in operosa
attività ed azioni. Io credo proprio di sì, sarebbe stato ed è compito nostro.
Ci sono
degli obiettivi di ordine generale, come la promozione dell’attività dell’Unvs
e l’aumento del numero di soci, che avremmo dovuto e dovevamo raggiungere e
centrare, ciascuno nella zona di sua competenza e che rappresentavano i due end
point più importanti di questi sei anni di attività. C’era un impegno ben
preciso preso in piena libertà e consapevolezza da parte di tutti noi e che
avremmo dovuto onorare, rispettare ed assolvere e credo anche che questo
impegno, dalle forti connotazioni identitarie, istituzionali e comportamentali,
avrebbe dovuto essere e probabilmente sarà stato, non ho motivo di pensare
diversamente, la stella polare del nostro mandato. Ebbene?
E lo chiedo
per primo a me stesso, qual’è stato il risultato? è vero abbiamo realizzato una
miriade di eventi sportivi nelle varie discipline, abbiamo premiato atleti
veterani e non, abbiamo occupato i campi di giuoco e di gara di tutta Italia,
abbiamo presenziato ad assemblee e premiazioni di Veterano dell’anno, abbiamo
rispettato tutte le scadenze istituzionali con le loro giuste cadenze, è vero
abbiamo fatto tutto questo che, d’altronde, andava fatto, né più, né meno di
quello che si è sempre fatto e che doveva essere fatto, forse il minimo degli
obiettivi che ci eravamo fissati, non lo so, certamente non il massimo delle
cose. Perché erano anche altro le cose che avremmo dovuto e, non so se anche,
potuto fare: altra cosa era e avrebbe dovuto essere la nostra presenza dentro
le Istituzioni (Coni, Miur, Assessorati, Associazioni ecc… ecc…); percorsi,
entrature e posizionamenti si preparano diversamente; altra cosa era, avrebbe
dovuto e dovrebbe essere la promozione dell’Unvs.
La lettera aperta
al presidente, che ebbi modo di scrivere qualche tempo fa, per chi non l’avesse
voluto, saputo o potuto interpretare, non si riferiva a fatti specifici (ne
avevo già parlato con il nostro presidente prima di chiedere di pubblicarla),
come non si riferisce a fatti specifici il pensiero di oggi e poi io sarei
l'ultimo, eventualmente, qualora ce ne fosse motivo, a doversene lamentare
dentro la nostra Unione, ritenendomi, a torto o a ragione, tra i molti
beneficiari dell'affetto, della benevolenza e spero, anche, della stima della
stragrande maggioranza dei Veterani.
Il mio dire
ha come retroterra, in primo luogo, la grande stima che nutro nei confronti del
presidente e di tutti i Veterani e quindi il bisogno di comunicare con tutti
voi con modalità sempre diverse per evitare di tediarvi con le solite
formalità, anche se avvolte giuste e necessarie, ma che non fanno parte del mio
carattere. Penso, molto francamente, che dovremmo ricercare gli aspetti più
positivi e forse anche più nobili della nostra e dell’altrui vita, sui quali
meditare,lasciando perdere le piccolezze e le facezie che potrebbero turbarla,
cercando di goderci le cose che più amiamo; c’è bisogno di respirare in piena
libertà ed apprezzarne la freschezza anche perché cos’altro resterebbe se anche
quella cadesse?
Il mio dire
vuole rivolgersi a tutti, oltre che al presidente; non vuole avere la presunzione
della verità, non ha il taglio della protesta, assolutamente no, non è il
“J’accusè” de “L’Affaire Dreyfus’’, tutt'altro, anche se nelle idee dei
Dreyfusards (intellettuali, socialisti, radicali e repubblicani,
anticonformisti) mi riconosco, non è un grido di dolore, mi sento un veterano
felice, con le stesse preoccupazioni, la stessa volontà, aneliti e speranze di
successo del più giovane o del più anziano iscritto della più periferica delle
nostre sezioni ai quali lascio la libera interpretazione del mio dire:
condivisibile, censurabile, identitario o persino inutile, superfluo e non
considerabile, poco
importa,
rispetto il loro pensiero, ma ritornerò ancora a parlare con la stessa onestà,
lo stesso amore per l’Unvs, gli stessi sentimenti ed immutata stima nei
confronti di chi avrà ed anche di chi non avrà il tempo, la pazienza, la
voglia, la volontà o la bontà di ascoltarmi. E concludo pensando al nostro
ritorno verso casa, da quella meravigliosa isola: l’ho immaginato tutti insieme
su una grande barca (e sto pensando all’Unvs) che per costruirla è stato sì
necessario radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti, impartire
ordini ed affidare mandati, ma è stato e sarà altrettanto ed ancor più
necessario insegnare ad ognuno (e penso a tutti noi) la nostalgia e l’amore per
il mare vasto ed infinito che è il grande mare azzurro dell’Unione Nazionale
Veterani dello Sport.
Un forte abbraccio
a tutti.