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lunedì 16 marzo 2009

“Io, 90 anni e una sola erede: La Vezzali”

Da “Il Veterano Sportivo”  marzo 2009

Edoardo Mangiarotti: Se anche vincesse a Londra 2012, io ho più titoli mondiali….”
 “Ho iniziato a fare scherma dopo aver preso un sacco di botte a pugilato dai miei fratelli”
Aldo Nadi mi sfidò a duello con la pistola. Gli risposi che non facevo il tiro al piccione”

Flavio Vanetti


Novant'anni e una vita piena di successi, di aned­doti curiosi (tra i quali l'aver potuto racconta­re del trionfo di... sé stesso ai Giochi di Helsinki, essendo atleta ma anche collaboratore del La Gazzetta dello Sport e di una marea di medaglie.
 Più medaglie di tutti nella storia della scherma. In una parola: Edo Mangiarotti, colui che tirava di spada e di fioretto e che sapeva usare sia il braccio destro sia il sinistro. Una leggenda che si racconta. Sarà dura, ma ci proviamo: qual è il ricordo più bello?
 "Il giorno in cui conobbi mia moglie. Venni in­vitato a Castelletto Morrferrato per una vendemmia: diciamo che... è stata proficua".
Si è mai immaginato campione in un altro sport?
"Ho fatto anche molta motonautica e all'inizio io e miei fratelli praticavamo pure la boxe, grazie a un amico di papà. Mamma preparò i guantoni per tutti e tre, ma io prendevo botte sia da Dario, oggi 93enne, sia da Mario, il minore che adesso ne ha 89. Quella situazione fece scattare in me la molla dell'alta competitività: in pedana mi presi le rivincite dei cazzotti".
A parte papa, chi o che cosa t'hanno avvicinato alla scherma?
"Direi papà e solo papà. Ci ha trasferito un'e­ducazione rigorosa e ci ha abituato a lottare. Avevamo una casa a Renate, in Brianza, ma in macchi­na saliva solo la mamma: lui e noi tre andavamo a piedi. Poi, da lì, magari ci spediva in bici fi­no allo Stelvio".
A proposito, quali gli sport che segue, scherma a parte?
"La F1 e la motonautica, che mi è rimasta nel cuore: oggi al lago ho ancora un piccolo mo­toscafo per divertirmi".
Interista o milanista?
"Milanista, milanista...".
Il campione dei campioni della scherma: fuori il nome...
"Sono quello che ha vinto più di tutti, mi per­mettete di citare me stesso?".
D'accordo, ma per bilanciare completiamo la Santa Trinità delle Lame.
"Alla mia sinistra faccio sedere Michel Pecheux, alla mia destra Christian d'Oriola".
La Vezzali può ambire a scalfire il suo mito?
"Arriverà fino a Londra 2012 per eguagliare i miei 6 ori olimpici: se ce la facesse, e per me potrebbe farcela, le dovrei ricordare che io ho vinto più mondiali... Battute a parte, Valentina è una fuoriclasse. Ha una cosa in comune con me: non perde mai l'attenzione. Però balla meno bene di quanto tiri di scherma".
Un suo emulo, Matteo Tagliarol, olimpionico nella spada, si è fatto sorprendere in un locale alare uno strip-tease. Lei approva?
"No, ma non per l'episodio in sé: ognuno, al­la fine, fa quello che vuole. Parlo di un altro aspet­to: questi ragazzi, dopo la vittoria, inseguono la tv e la monetizzazione del successo. Ma andare ai reality non aiuta ad essere atleti".
Il Mangiarotti campione era anche un tombeur de femmes?
"Rispondo piano, altrimenti mia moglie...: più o meno sì; prima di sposarmi, non disdegna­vo. Ma dopo le nozze ho tirato meglio".
Duelli veri glieli hanno mai proposti?
''Eccome no, due vote... Quando il Coni ripristinò le medaglie al valore atletico, Aldo Nadi, fra­tello di Nedo, la ottenne con la dizione "schermidore che vinse..." e via con l'elenco; nel mio caso, invece, scrisse: "Eccelso schermidore". Da Los Angeles, dove si era trasferito, Nadi mi telefonò pregandomi di andate nelle Antille Olandesi, dove mi avrebbe sfidato a duello. Ma con la pi­stola. Gli risposi che non avevo mai praticato il tiro al piccione... Il secondo episodio capitò a Milano. Traffico in centro, andai a sbattere con­tro un'auto. Scendemmo, ma colui che avevo tamponato era inferocito e non accettava scu­se. Mi consegnò il biglietto da visita, segnale della sfida a duello. A quel punto, gli diedi il mio. Risalimmo in macchina e, dopo pochi me­tri, frenò di botto: pum!, addosso di nuovo. Scendemmo e lui, stavolta conciliante, mi dis­se: "Sono allievo di tuo padre...". Il duello, si fa per dire, avvenne alla Società del Giardino".
Quale dei moschettieri sarebbe stato?
"D'Artagnan, senza discutere". La politica: destra o sinistra?
"Destra. Ho avuto pure una militanza nel Partito Liberale perché l'emblema era la bandiera italiana: il tricolore ce l'ho nel cuore. Però non ho una mentalità politica, bensì olim­pica, che poi correggo rispetto al famoso prin­cipio: io dico che non è importante partecipa­re, ma vincere",
È vero che era il cocco di Gianni Brera?
"All'inizio mi considerava un signorino e per dirlo usava un sinonimo che lascio immaginare. Una volta mi incavolai e davanti a lui saltai a piè pari su una scala, E Gianni: "Ah, ma allora hai una preparazione atletica...".
Che cosa ha in programma per i prossimi novant’anni? "Vedere almeno l'Olimpiade di Londra, nel 2012 II mio cardiologo mi ha detto: se segui i miei consigli, ci arriverai".


(tratto da Il Corriere della Sera, lunedì 6 aprile 2009)