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mercoledì 1 aprile 2009

Franco Auci, orgoglio e dignità.

Da "Extra" aprile 2009 edizione straordinaria
Raccontaci una favola, Franco

Franco Auci, orgoglio e dignità.


di Francesco Rinaudo

Franco Auci
Mai come ora queste righe non avrei voluto scriverle e non nascondo la pena e la difficoltà.
Se n'è andato prematuramente un amico, un maestro, un riferimento professionale e di vita. Gran parte dei lettori di "Extra" conoscevano certamente Franco Auci e sanno chi è stato e cosa ha rappresentato per la collettività trapanese nell'ambito del giornalismo e dello sport.

Io         cercherò   di   dire   cosa ha rappresentato per me, attraverso il filo dei ricordi in un caleidoscopio di idee, valori e sentimenti.
Un unico, grande amore "sportivo", il suo, quello per il Trapani, segnatamente per l'A.S.   Trapani   così com'era nata  il   20 giugno del 1946, col nome    di    A. S . Drepanum, per poi, col cambio di denominazione   nel 1952, viverne l'epopea   fino   alla fusione con il  Ligny nell'estate del 1984.
Il Trapani lo seguiva attraverso  i  giornali per   cui   scriveva:
Giornale di Sicilia, Trapani Sera e, in seguito, Alè Granata e Corriere dello Sport ma, soprattutto, con trasporto e compenetrazione personali, percepibili somaticamente. Per Lui il Trapani era una cosa seria, sulla quale non c'era da scherzare; ed è quasi normale che dalla sua penna sia uscita la più bella frase, che io abbia mai letto o sentito sulla nostra maggiore squadra di calcio cittadina: "...Glorioso vessillo granata! Glorioso, si badi bene, non tanto per i traguardi raggiunti, quanto per i continui sacrifici, attraverso i quali sportivi, artigiani, commercianti, categorie sociali, tutti i tifosi, particolarmente i più umili, ne hanno orgogliosamente e dignitosamente 'scritto la storia". E, da.quì, il passo è breve verso l'altra frase, da Lui coniata in occasione della storica rimpatriata del 2003 "Trapani Amore Mio" - 50 anni di sport trapanese: "Dall'orgoglio del passato lo sprone per un futuro migliore". In queste due frasi c'è tutto lo spessore dell'uomo ed i suoi valori di riferimento. Con questo stesso spirito trovai Franco Auci, alla fine degli anni 70, al capezzale di un Trapani in agonia, squartato da una pesantissima situazione debitoria pregressa. Era infatti, Lui, fra i promotori del comitato "II Trapani ai Trapanesi", un'iniziativa di coinvolgimento popolare per tentare di salvare il salvabile; la base, il popolo, gli umili, i tifosi, in una parola il Cuore granata pulsante, a cui Franco ha dedicato la sua "Opera Omnia", la storia del Trapani, uscita in due volumi fra il 2005 e il 2006, atto d'amore, di passione sportiva e di ricerca storico -giornalistica, dalla quale emergono quei sacrifici e quell'attaccamento, che hanno reso glorioso il vessillo granata. Tutto torna, tutto si lega, con impressionante coerenza.
Franco era anche quello di Alè Granata; ne fu l'anima e l'ideatore, nel tentativo, in quei tempi grami (inizio anni '80), di legare la società alla base, ai tifosi; così come fu quello, che, unico nella sua posizione, non condivise mai la fusione fra Trapani e Ligny, perché questa segnò, in fatto ed in diritto, la scomparsa definitiva dell'A.S. Trapani, in qualche modo del "suo" Trapani. Da quel momento, per Lui, non fu più la stessa cosa. Nulla, a cominciare dal suo
personale coinvolgimento, fu più uguale a prima.

La storica rimpatriata del 2003
per "Trapani, amore mio"

Né servirono, dopo il fallimento del Trapani 1906 (1990), i successi dell'era Bulgarella a ridargli il sorriso.
Alla fine allo stadio non ci andava più, preferendo seguire la partita per radio, coerente sempre, fino all'ultimo.
Lo ricordo, ai tempi del Trapani Sera (metà anni '80), quando m'insegnava a "calare" il pezzo nel menabò della pagina sportiva o quando, su Alè Granata, mi spiegava l'importanza  di   riferire  dati attendibili, verificati e verificabili, nei casi in cui si doveva scrivere su cose del passato. E mi ricordo come m'insegnava l'essenzialità   e   la   precisione quasi chirurgica,   che   doveva assumere   il linguaggio, quando,  all'opposto,   si dovevano scrivere, in altri casi, la cronaca della partita domenicale e   le "trentarighetrenta"   di spogliatoio.
Quello che io giornalisticamente sono lo devo in gran parte a Lui, che mi ha insegnato il mestiere, consigliato e rimproverato ma sempre con fraterno affetto e disinteressata amicizia.
C'è ancora un altro Franco Auci, quello meno conosciuto e più romantico, che emerge dai suoi
componimenti poetici. Ebbene si, chi l'avrebbe immaginato! Sotto quella scorza di uomo tutto di un pezzo, dalla passione e dedizione sportive d'acciaio, batteva un cuore dolce, dove lirica e sentimenti si fondevano in un tuttuno di mirabile levità. Personalità poliedrica, dunque, valori veri, forti, capaci di segnare, chiara e dritta, la sua strada e di fare altrettanto i con quella degli altri, dei suoi amici, di chi comunque gli è stato vicino. Negli ultimi tempi ci vedevamo solo due - tre volte l'anno, in occasione delle mie ferie trapanesi. Erano sempre incontri, in cui ci ribadivamo reciprocamente le ragioni di un'amicizia che, seppur non sostenuta da contatti frequenti, era solida e rispettosa: il comune sentire, la condivisione di valori morali ed etici fondamentali, l'amore per lo sport, la credibilità della persona, ottenuta rispettando sempre e comunque gli impegni assunti, la disponibilità verso gli altri e l'onestà intellettuale.
Più volte mi aveva parlato delle sue titubanze nel dare alle stampe la storia del Trapani. Più volte lo avevo esortato a farlo, mettendola più o meno così: "Sei l'unico che la può scrivere. Se lo fai, fai un regalo non solo a me ed ai tifosi, ma all'intera cittadinanza trapanese. Sarà come preservare per gli anni futuri una memoria storica lunga un secolo che, diversamente, andrebbe irrimediabilmente persa". Lo ha fatto. Ci ha rimesso di tasca sua, in silenzio, ma lo ha fatto. Ed io gli sarò eternamente grato per questo immenso regalo personale (o, almeno, a me piace pensare che così sia stato), anche se adesso sono tremendamente arrabbiato per come se n'è andato e non riesco a capacitarmi di non avere nemmeno potuto dirgli, per l'ultima volta, ciao, ci vediamo la prossima volta che torno. Ed allora: ciao, amico mio; forza Trapani! Sempre e comunque, anche da lassù.